Quest’anno saranno 25 anni che vivo al Bostano, fa quasi impressione …
25 anni fa la bellezza di questo posto aveva avuto un peso importante nella scelta di trasferirmi qui con la mia famiglia lasciando il Castellazzo appena ristrutturato di nuovo. Certo qui le misure erano più ridotte, un cortile che se guardi fuori dalla finestra rischi di vedere nella casa degli altri, mentre al Castellazzo quando scendeva la nebbia la casa del tuo dirimpettaio manco la vedevi.
Prima che arrivassimo la casa era stata ristrutturata bene, forse anche troppo per i nostri canoni di sobrietà, ristrutturata alla fine degli anni ‘80 ed era abitabile da subito con pochi accorgimenti.
Ed in 25 anni la casa piano piano ha cominciato a richiedere attenzioni, le finestre e le porte che non tenevano più gli spifferi, le caldaie già vecchiotte erano in affanno e reclamavano una sostituzione in campo, sul tetto le lastre di eternit che ogni tanto sollevavano qualche preoccupazione di troppo e le tegole molto conciate. Abbiamo vissuto benissimo questi 25 anni, grati a chi ci ha dato questa opportunità, ma era tempo di dare una mano di bianco alla casa.
Nei pensieri della comunità si è incominciato a sognare la possibilità di usufruire del Superbonus 110% per questa casa. Ma come fare se la proprietà è una ONLUS? Infatti il Bostano è un vecchio convento del 1200 che ACF ha ricevuto in donazione alla fine degli anni ‘90 insieme ad un bel pacchetto di grane legali e di debiti a dir la verità. E’ una della poche case di proprietà della nostra associazione. Ma ACF è una ONLUS e non ha la possibilità di usufruire della cessione del credito. Quando siamo arrivati a sognare questo progetto ormai le banche e le imprese non facevano più cessione del credito, e quindi? Come si fa? Qui è intervenuta la rete, a sognare non eravamo più solo noi, le quattro famiglie del Bostano, ma allargando i confini del nostro sogno si è accesa l’idea che ce la potevamo fare, che nella rete c’è anche una grande realtà lavorativa, la cooperativa Di Mano in Mano, che ha accettato molto generosamente che ACF potesse cedere il credito di questa operazione. E allora è partita la macchina da guerra. Con Emilia il progetto di fattibilità era già stato fatto, mancavano i progetti esecutivi e poi le imprese. Mille fatiche, mille inciampi, mille ostacoli sembravano proprio volerci dissuadere. Banche che dicono di si e poi non ti danno retta, imprese che ti dicono di si e poi ti bidonano. Ci abbiamo impiegato forse un anno e mezzo tra banche, sovrintendenza delle belle arti, amministrazione comunale, fornitori. Dietro all’angolo c’era sempre una sorpresa fino all’ultima che è stata la scelta della maniglia per i serramenti nuovi che doveva passare dalla approvazione del soprintendente. Quante energie, quante tisane, quante video-chiamate con il comitato di servizio di MCF da una parte (Pietro) che ci incitava e dall’altra ACF (Paolo) che moderava i nostri slanci con la metodicità e la pacatezza che lo contraddistinguono sempre. E tra Pietro e Paolo … (chissà se li faranno santi pure questi) e tutti gli amici, tecnici, sostenitori e benefattori si è deciso di partire. La banca ci ha messo più di un anno per deliberare il mutuo, quindi eravamo in stra-ritardo e comunque i soldi non sarebbero bastati ed i lavori andavano conclusi e pagati tutti entro il 31/12/2023. Bisognava guardarci nelle tasche, prima in comunità poi in famiglia. Nonni e nonne, quelli ancora rimasti, li avevamo già spolpati in passato per altri lavori, ancora qualche rimasuglio di debito con loro lo avevamo. Ma c’era un mondo di amici da interpellare, e come raccontargliela, come riuscire a fare credere anche a loro questo sogno. Una lettera, una cena insieme, ognuno ha trovato il suo modo. In poco più di un mese abbiamo raccolto più di centomila euro di prestiti infruttiferi ed anche qualche migliaio di euro in donazioni. Profonda gratitudine e sorpresa per il coinvolgimento così appassionato di tanti. Ormai era fatta. Il cantiere poteva partire. Le imprese ci hanno aspettato e anzi ci sollecitavano a partire perché temevano di non riuscire a stare nei tempi. Alla fine di settembre si sono sostituite tutte le caldaie con un impianto centralizzato ibrido gas+pompa di calore, I primi di ottobre si è a aperto il cantiere del tetto e il meteo, a parte una decina di giorni, ci ha assistito fino a Natale, a fine novembre arrivavano i primi serramenti. Ora le case sono calde, ora che il cantiere si è quietato, incominciamo ad assaporare un po’ di normalità e guardando fuori dalla finestra con soddisfazione possiamo dire “che grande avventura”. Certo faticosa, certo ha scombussolato gli equilibri comunitari, chi era in prima linea ha un po’ annaspato tra lavoro famiglia e cantiere ma ora con le “vacanze” natalizie il tempo del mettere a posto insieme con le imbiancature, le finiture e le pulizie degli spazi comuni dove il cantiere aveva sporcato, sono state l’occasione per stare insieme, ricucire, godere insieme della soddisfazione di questi risultati, ringraziare chi ha sognato con noi, chi ci ha spronato e ci ha aiutato in modo molto generoso con il tempo speso, le energie profuse ed i soldi prestati. Ora è il tempo della restituzione e condivisione del dono ricevuto. Innanzitutto restituzione verso il territorio con l’apertura e l’accoglienza che vogliamo contraddistingua ancora per tanti anni questa casa non nostra, poi restituzione dei debiti (ci aspettano anni in cui una maggiore attenzione alla sobrietà e al risparmio ci consentirà di fare economie e di restituire via via quanto ricevuto in prestito) certi che oltre noi c’è sempre e comunque una rete forte di questa nostra associazione dove potremo profondere ancora le nostre energie con slancio perché progetti come questo si possano sognare e realizzare con fiducia.
Giulio Pezzoli
Comunità del Bostano