Su un vecchio tram di Milano un viaggiatore un po’bizzarro ha apposto un adesivo bianco in mezzo all’avvertenza per i passeggeri e così a chi voleva andare andare in centro (o al centro di sè) con l’1 veniva intimato di “reggersi agli appositi so___gni”.
Se per un curioso gioco del destino il tram si fosse spinto fino a Roma avrebbe trovato le 20 persone del Consiglio Generale di MCF intente a fare proprio questo: un pezzo di strada insieme per raccontarsi vecchi e nuovi sogni sostenibili.
Ci siamo dedicati due mezze giornate e una piacevolissima cena musicale per capire meglio le buone pratiche da tenere come sostegni al buon vivere associativo e quali, invece, potevan far parte di radici profonde che ora chiedevan nuovi rami per dare fiori e frutti.
Nella splendida cornice del Casale sabato 1 giugno abbiamo cominciato a far risuonare echi della memoria del dono e di nuove ed emergenti sensibilità. Si è parlato di economia, di Sichem sostenibilità, ddelle ACF regionali, dei nodi, dei territori, dei gruppi di condivisione, degli accompagnatori, del caputolo e dei nostri strumenti di comunicazione verso gli associati e l’esterno e del rinnovo del Consiglio generale. Questo elenco, lungi dall’essere pedanteria, vuol invitare tutti a prender consapevolezza dell’enorme ricchezza prodotta dal nostro stare e fare insieme e dell’urgenza di aprirci a nuove sfide.
“Dove andiamo?” La nostra domenica alla Collina del Barbagianni si è aperta con questo interrogativo.
Emerge una forte spinta a pensarci come sistema dove l’azione di ciascuno possa andare a beneficio dell’insieme e la ricchezza si dà nel PARTECIPARE INSIEME alla memoria del dono e alla sostenibilità.
Tutto questo appare urgente sia perchè siamo numerosi e la consapevolezza capillarmente diffusa può essere il vero motoredi cambiamento e di benessere.
Tanto più che, a differenza di un tempo, molti dei beni immobili che abbiamo in uso hanno comodati in scadenza e la mancanza di risorse per far fronte ad un eventuale acquisto può far collassare alcune comunità.
Torna quindi forte il tema delle “tasche (o casse) sorelle” e dell’imparare a raccontarci: la nostra fragilità economica può diventare occasione per chiedere risorse affinchè luoghi dove conviventi, simpatizzanti e accolti “respirano aria buona” siano sostenuti. Pare urgente chiedere di investire su di noi non come erogatori di servizi ma come sostenitori di un nuovo stile di vita praticabile da chi lo desidera sottoforma di co.abitazione, lavoro, condivisione di esperienze, pacifica coabitazione di diversità.
Come? Si attingono buone pratiche dal passato e ci si apre a nuove sfide, ad esempio, quelle poste da Agenda 2030, ponendosi come obiettivo uno sviluppo sostenibile ed un’ecologia integrale. Valorizzando ciò che è proprio della nostra esperienza ovvero il pregiudizio positivo verso il non ancora definito, verso il fare insieme piuttosto che soli,verso l’apertura e l’inaspettato. Urge contaminarsi, allearsi con altri, inventare un linguaggio che declini le possibilità di reciproca accoglienza delle nostre e altrui fragilità ma anche delle innumerevoli ricchezze di cui ciascuno è portatore quando è capace di sognare.
Sarà possibile?
Simonetta Parlato