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MCF alla biennale della prossimità

    “Il vento, la bora, le navi che vanno via/il sogno di questa notte/e tu/l’eterno soccorritore/che da dietro le piante onnivore/guardavi in età giovanile/i nostri baci assurdi/alle vecchie cortecce della vita./Come eravamo innamorati, noi,/laggiù nei manicomi/quando speravamo un giorno/di tornare a fiorire/ma la cosa più inaudita, credi,/è stato quando abbiamo scoperto/che non eravamo mai stati malati”. A Merini
     
    Si è conclusa partendo dalle intuizioni di Basaglia la quarta Biennale della Prossimità svoltasi a Napoli dal 3 al 5 ottobre. Abbattitore di muri, promotore di diritti, costruttore di una società inclusiva e solidale, capace di essere l’alba di qualcosa che sarà, osando l’impossibile.
    Oggi luoghi come manicomi esistono ancora, forse non sorvegliano e puniscono come descriveva Foucault, ma ancora isolano, estraniano, escludono persone fragili e vulnerabili, siano anziani, migranti, persone con disabilità, solitudini o povertà.  Praticare la prossimità, o meglio tessere prossimità, intesa come azione generata da persone, gruppi informali, organizzazioni unite intenzionalmente  per rispondere in modo concreto e condiviso ad un desiderio espresso da un contesto territoriale, attivando reciprocità, cura e beni relazionali, diventa allora un atto politico che può oggi abbattere i nuovi muri.
    Politica è tra le parole più pronunciate durante la tre giorni, perché tessere prossimità significa essere portatori di una visione politica dell’economia e della società, significa ripensare ai diritti, all’inclusione sociale, al sistema di welfare, alle disuguaglianze, confrontandosi con istituzioni e terzo settore, portando modelli innovativi e generativi capaci di una nuova visone della società, dell’economia e dell’uomo. Tessere prossimità, costruire relazioni di cura e reciprocità, promuovere una società ed un economia più inclusiva e solidale, implica, inoltre, la necessità di sconfinare dai propri ambiti di appartenenza, sporcandosi le mani, consapevoli che ambiente, economia e sociale sono tre ambiti altamente connessi tra loro.
    Pensando allora alle buone pratiche di MCF, alle nostre relazioni che coltiviamo nell’agire quotidiano attraverso benevolenza, fiducia, condivisione, convivialità, a quello stile che diciamo essere proprio di “prossimità familiare” in cui sperimentiamo la relazione con chi è più in difficoltà in modo orizzontale, cercando di liberarci dal rischio di esercitare un potere che comunque esiste,  sedendoci insieme attorno ad un tavolo, condividendo luoghi e tempi di vita, mi sembra che molto abbiamo da raccontare e ancora da scoprire e sperimentare rispetto ai temi della prossimità, con tre attenzioni che mi porto a casa dalla biennale:
    essere consapevoli che giustizia ambientale (o climatica) e giustizia sociale sono interconnesse e vanno perseguite attraverso azioni politiche capaci anche di immaginare un nuovo modello economico. Occorre ora prendere una posizione!
    fare si che, sempre di più, le persone in situazione di fragilità/vulnerabilità diventino soggetti e non restino oggetti delle narrazioni, trovando le opportunità per realizzare le proprie aspirazioni e desideri.
    Sentirci, proprio oggi e in questo periodo storico tremendamente complesso, non il crepuscolo di qualcosa di buono che è stato e che va difeso dal mondo esterno, ma, come fecero Basaglia, Don Antonio Loffredo e tutte le giovani ed i giovani del Rione Sanità, l’alba di qualcosa che sarà!

    Pietro Piccinini