Anche se ormai abituati alle riunioni in modalità ibrida, i 70 soci presenti nel prato di Villapizzone in occasione dell’assemblea soci del 30 aprile erano davvero molti, più delle sedie predisposte sotto il tendone e più dei 36 soci collegati via web.
Sarà stato perché si trattava dell’assemblea elettiva del nuovo Consiglio Generale o, più probabilmente, sarà stato per la voglia, dopo due anni complicati, di ritrovarsi insieme, per ascoltare il racconto di quelle attività che, negli ultimi tre anni, hanno maggiormente contraddistinto lo sviluppo del cammino associativo:
- l’adeguamento dello statuto di MCF,
- le evoluzioni connesse alla riforma del terzo settore,
- l’apertura dei conti correnti della cassa comune con Banca Etica,
- lo sviluppo dell’area progettazione,
- la redazione del bilancio sociale,
- i tanti gruppi di lavoro aperti negli ultimi anni,
- le proposte innovative per la sezione editoriale,
- il nuovo ruolo di MCF nella Fondazione I Care,
- la diffusione nei territori dei percorsi dei laboratori della condivisione e dei percorsi di approfondimento,
- il lavoro dei gruppi Sichem
- e la consapevolezza di avere una cammino da percorrere e promuovere nei nostri territori, quello della sostenibilità: ambientale, sociale ed economica!
Ripensando all’attività di MCF, dai nodi ai capitoli, dal gruppo accompagnatori alle comunità di famiglie, passando per i gruppi di condivisione, ci sarebbero davvero numerosi spunti, soprattutto considerando gli ultimi due anni di emergenza pandemica che hanno messo alla dura prova il nostro desiderio di vita condivisa, facendo emergere le differenti modalità con cui ciascuno di noi ha affrontato la pandemia.
Proprio partendo da queste differenze che hanno abitato ed abitano anche il nostro mondo, il Consiglio Generale ha preparato una lettera (CLICCA QUI PER LEGGERE LA LETTERA DEL CONSIGLIO GENERALE), frutto di un’ampia riflessione, in cui emerge in modo evidente l’importanza, in situazioni come la pandemia, di saper stare nel conflitto, accettando le differenze, senza giudizio, provando a costruire con l’altro percorsi condivisi di ascolto profondo e di accoglienza reciproca. Consapevoli della fatica affrontata in particolare da alcune comunità e gruppi, il lavoro del Consiglio Generale ha provato a far emergere le complessità e, allo stesso tempo, la potenza di uno stile di vita che fa della benevolenza e della fiducia il proprio fondamento. Con l’avanzare delle fasi di scrittura ci si è gradualmente accorti che la lettera non riguardava solo il conflitto vax / no vax, con uno sguardo più ampio, si avvicinava al cuore della nostra esperienza, vissuta da chi non tanto tollera la diversità, ma prova a coltivarla con costanza, conoscendone le fatiche, le criticità e le delusioni. La lettera è molto forte, perché “sentiamo che abbiamo oggi una responsabilità ancora più grande di quanto non fosse in passato. Ce l’abbiamo come associazione, come comunità, come singoli: raccontare un’esperienza capace di stare nel mondo senza essere totalmente del mondo e di costruire il futuro sulla ricchezza di una storia plurale più forte delle regole.”
Oltre alla lettera si è deciso di leggere anche alcuni strati stralci tratti della prima delle interviste fatte da Valter Coti a Bruno e ad Enrica tra il 2015 ed il 2016, un concentrato del loro pensiero, in cui emerge in modo deciso la complessità, l’attualità e la potenza di un racconto capace di provocare e smuovere le nostre vite. Le interviste sono frutto di un lungo lavoro, in cui si è provato a mantenersi fedeli non solo al contenuto, ma anche allo stile colloquiale, appassionato e caldo con cui Bruno usava esprimersi, passando da un argomento all’altro in modo apparentemente anarchico, ma che invece, alla fine riusciva a ricomporre in un’unica grande visione. La prima di queste interviste, già presentata all’assemblea, verrà divulgata al più presto. Seguiranno le altre!
L’assemblea si è chiusa con un pensiero rispetto a quanto sta avvenendo nel cuore dell’Europa, ricordandoci di questa e di tutte le altre guerre le cui vittime bussano ai nostri confini ed alle nostre porte. Moltissime comunità e gruppi di condivisone si sono prontamente attivati per l’accoglienza dei profughi ucraini, aprendo le proprie case e le proprie comunità, consapevoli della necessità di continuare a promuovere la cultura della condivisone , dell’ospitalità e della fraternità, e che la pace va costruita giorno per giorno, insieme!
E’ con queste profonde considerazioni che salutiamo e ringraziamo tutte le Consigliere ed i Consiglieri di MCF per il prezioso lavoro di questi anni, augurando al nuovo Consiglio di proseguire con altrettanto impegno, creatività e costanza, mantenendo vivo il fuoco del fondamento associativo!