22 settembre 2024 – Agorà: cosa chiedere? La felicità.
Abbiamo voglia, bisogno, opportunità di far rinascere il germoglio del nostro nodo. Non sulle ceneri del vecchio ma con l’humus e le sue radici, con l’entusiasmo di chi guarda all’ora e al “ciò che si può essere” con gli occhi stupiti e divertiti di un bambino.
Così ci siamo trovati alla comunità di Mombello a Limbiate per una divertente mattinata sfociata in un pranzo conviviale e in un buon brindisi al termine del quale ognuno si è idealmente portato a casa una ghianda, seme e frutto.
Nel prima c’è stato un piacevole giocare, dipingere, raccontare in musica e con teatro il viaggio di una vita di cangianti felicità: il relax, gli incontri, l’amicizia, gli amori, le stabilità e le fragilità proprie e altrui.
Siamo state aiutate de due belle donne: Barbara Aiolfi, economista e antropologa, ci ha fatto esplorare alcune emozioni e vicinanze. Ci ha suggerito che la felicità possa pensarsi senza tabù: ad esempio, quello di volerla solo legata all’essere. Si può gioire anche desiderando qualcosa: ci ha invitato a scrivere l’oggetto del nostro tendere su un post – it e poi attendere perché, senza dubbio, qualcuno dei presenti ci avrebbe stupito. E – meraviglia! – per molti di noi è arrivata la risposta al desiderio! Il bello di imparare a fare buone domande genera positive energie per risolvere i problemi di indigenza.
Nell’altro gruppo condotto da Barbara Bertoli si è sperimentata la bellezza di affidarsi agli altri e l’importanza di avere una rete di relazioni per sperimentare ed esprimere ciò che ci abita nel profondo.
La felicità è una clessidra in cui la sabbia ha un grande serbatoio, uno stretto pertugio per essere riconosciuta nella vita e un ampio vaso di raccolta per espandersi.
Se vi piace girate la vita…o, comunque, ricominciate ogni giorno a farla fluire.